giovedì 24 febbraio 2011

NATALIE MERCHANT - Leave Your Sleep (2010)

Copio e incollo da Ondarock http://www.ondarock.it/

Recensione di Gianfranco Marmoro

Vittima della discriminazione sessista e del falso liberismo del rock business, Natalie Merchant è una delle più abili e ispirate compositrici della musica folk-rock americana. “Leave Your Sleep” giunge dopo un album di cover version, “The House Carpenter's Daughter”, che chiudeva un capitolo importante per l’artista nata a Jamestown da figli di emigrati irlandesi e siciliani (il nome Merchant deriva dall’originario Mercante). Una maternità ha segnato gli ultimi sei anni di Natalie, che ha nel frattempo ha raccolto ninna nanne e filastrocche per realizzare un album di folk music interrazziale, dove l’unico universo è quello dell’infanzia.

Un viaggio poetico, celebrato attraverso una raccolta di suggestioni letterarie tanto distanti geograficamente quanto universali e senza confini, un altro universo femminile che l’autrice svela con lo stesso candore e intensità che ha caratterizzato ogni suo mutamento stilistico. Sono lontani i fasti folk-punk dei primi 10,000 Maniacs, le delizie elettroacustiche di “Our Time In Eden”, anche la consapevolezza di gioielli come “Tigerlily” e “Motherland” è apparentemente scomparsa, ma tutto il percorso artistico di Natalie Merchant sembra acquisire senso in “Leave Your Sleep”, dove l’artista realizza il sogno di ogni autore: mettere la propria arte al servizio della musica.

Natalie si fa dominare dalla bellezza delle parole altrui, regalando a tutte una uniformità emotiva e stilistica degna solo dei grandi interpreti. La volontà dell’artista e del co-produttore venezuelano Andres Levin di registrare tutto live in studio con oltre cento musicisti è premiata da ottime performance vocali e strumentali. Limpida e flessuosa, la voce di Natalie dona grazia a ogni episodio.

Valgano ad esempio l’eleganza del valzer di “Equestrienne”, dove la cantante asseconda la grazia della poesia di Rachel Fields mentre l’orchestra definisce con toni leggiadri la delicata figura di una giovane cavallerizza. Altro esempio di duttibilità si esterna nel reggae di “Topsyturvey-World”, che sfida il gradevole nonsense della filastrocca di William Brighty.
Tra i brani più significativi, “Griselda”, un soul-blues-rock sorretto da un effervescente ensemble di fiati che trascina le emozioni regalate dall’ottima performance vocale di Natalie verso un finale intenso. Altro momento magico è “The Land Of Nod”, basata su un racconto di Robert Louis Stevenson: su splendidi arrangiamenti d’archi dall’atmosfera fiabesca, la voce tremula cattura tutta la delicatezza possibile, virando al sublime.

Il Chinese Music Ensemble di New York in “The King Of China's Daughter” e i Klezmatic per le evoluzioni di “The Dancing Bear” colgono lo spirito universale dell’album, tra strali jazz e doo-wop in” Bleezer's Ice-Cream” e tentazioni dixieland in “The Blind Men And The Elephant “spunta la naturale attitudine folk dell’autrice, ed ecco una sequenza di deliziose ballad tra tentazioni western (“Calico Pie”), tradizioni cajun (“Adventures Of Isabel”) e malinconiche atmosfere (“The Man In The Wilderness”).

Più evidenti le suggestioni da ninna nanna in due pregevoli episodi, il primo, “Sweet And A Lullaby”, è un classico e brillante folk a due voci con fisarmonica e violino a condurre le danze, il secondo, “The Walloping Window Blind”, è una esuberante giga folk dai toni fiabeschi e rupestri. Lo swing di “The Janitor's Boy” e il profumo di cabaret in “The Sleepy Giant” sono altre perle dissonanti per chi conosce Natalie Merchant per i suoi fasti folk-rock; indubbiamente tutto diventa più complesso da assimilare in un solo ascolto, le sfumature blues di "The Peppery Man", le delicate suggestioni pastorali di "Autumn Lullaby" per arpa e woodwind, e le infinite trame armoniche che animano "Indian Names" sono il risultato di una maturità che sorprende anche i suoi fan.

"Leave Your Sleep" è l’album più ispirato e riuscito di Natalie Merchant, le melodie sono tutte rimarchevoli e a volte memorabili, la sua voce non è mai stata così intensa e pulita, i musicisti coinvolti (Klezmatics, The Irish Band Lunasa, Wynton Marsalis, The Fairfield Four, la jazz-funk jam band Medeski, Martin & Wood e membri della New York Philharmonic) estraggono dalla loro arte il meglio per assecondare le preziose scritture di poeti come Robert Louis Stevenson, Robert Graves, Charles Manley Hopkins, Ogden Nash, Edward Lear, Jack Prelutsky, Albert Bigelow Paine, Eleanor Farjeon e altri ancora.

Le ventisei canzoni della versione completa dell’album (esiste anche una selected version di soli 16) non solo rappresenta una vittoria artistica in un’epoca che assiste alla disgregazione della musica come racconto culturale e sociale, è quasi un suicidio commerciale per un'artista che in passato ha superato la soglia dei cinque milioni di copie, e in un'era in cui i musicisti sembrano destinati all’oblio, Natalie Merchant prova a donare al pubblico qualcosa su cui riflettere e gioire. Valga per tutto ad esempio la delicata atmosfera di “Spring And Fall: To A Young Child”, dove con struggente malinconia prova a rendere comprensibile a un bambino il concetto della morte, le foglie, che svolazzando scompaiono, diventano strumento poetico per una delle metafore più intense e affascinanti della musica d’autore.

“Leave Your Sleep” non è un album da giudicare o valutare solo per i suoi notevoli contenuti sonori, è un'esperienza che dovremmo abbracciare tutti, sicuri che dall’incontro con queste 26 canzoni usciremo più onesti e più forti.

(06/05/2010)

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